Titolo:

William Furlong

Manifesto:
Artisti:
Curatori:
Data:
19/10/2006 - 30/11/2006
Immagini:
Descrizione:

EXTRACTION CONSTRUCTION ABSTRACTION

“Io intendo scultura quella, che si fa per forza di levare, quella che si fa per via di porre è simile alla pittura” Michelangelo Buonarroti, Roma, 1549.

Definito da William Furlong “a recorded space for contemporary art”, Audio Arts nasce nel 1973 come progetto unico nel suo genere: una rivista dedicata all’arte contemporanea su audiocassetta che si propone come ‘spazio’ d’intervento e produzione artistica in sé. William Furlong esplora tramite tale formato (reso possibile dalla diffusione del registratore a nastro negli anni Settanta) le possibilità tecnico-acustiche offerte dalle tecnologie di registrazione sviluppandone soprattutto il potenziale creativo impiegando il suono della voce come mezzo primario. Opera a tutto tondo, Audio Arts comprende oggi uno dei più rilevanti archivi di interviste e conversazioni con artisti, registrazioni sul campo e opere audio la cui specificità consiste nella tessitura di un vocabolario unico di voci umane.

Nella presente mostra la manifestazione poliedrica di Audio Arts e’ resa evidente dalla duplice relazione che intercorre tra i 30 anni dell’attività di registrazione e pubblicazione delle interviste e il processo di “costruzione” di opere sonore quali per esempio le installazioni Conversation Piece and Uhms & Aghs. Extraction, Construction, Abstraction prende spunto dalla celebre definizione sulla scultura di Michelangelo e ne sviluppa le premesse operative e concettuali, guardando ad Audio Arts come organismo plastico in continua espansione. Tale organismo nasce (a dirla con le parole di Michelangelo) dai presupposti del “porre” e del “levare” e condivide molte delle caratteristiche comuni ai media tradizionali quali pittura e scultura e alle procedure proprie dell’arte visiva contemporanea: montaggio, collage, riduzione, addizione, contrasto, ripetizione, sovrapposizione, realismo, astrazione.

EXTRACTION Opposto ai principi della documentazione, il vero e proprio processo d’editing fisico e critico, per Furlong e’analogo a quello dell’artista nello studio: l’ascoltare, il tagliare, il selezionare, il giuntare, l’aggiungere, il sintetizzare, lo sottrarre e l’iterare. In Uhms & Aghs (1989) per esempio, l’eliminazione delle pause di riflessione derivate da alcune conversazioni registrate da’ vita ad un’interminabile litania di “uhms” e “aghs” emessi da varie persone nel corso delle interviste di Audio Arts. Qui frammenti di parole non sono assemblati per trasmettere un significato chiaro o lineare, quanto per creare, come l’artista suggerisce, “un equivalente audio del pensiero fuori del linguaggio”.
CONSTRUCTION Il rapporto duale tra lo spazio convenzionale, fisico della scultura e quello acustico/discorsivo assunto da Audio Arts, si rivela pienamente nell’installazione sonora Conversation Piece (1998). Tramite spezzoni di audio interviste, questo lavoro consiste in una “conversazione costruita” tra Joseph Beuys, Andy Warhol, Marcel Duchamp e John Cage. Il dialogo costruito attraverso il processo additivo, e’ il risultato di un accurato montaggio di frasi, locuzioni, parole, inferenze, implicazioni, non-detto, umorismo, arguzia, autorità, memoria, osservazione, analisi, esplorazione, confronto, impegno, sincerita’, contraddizione e ironia. Tale processo evoca progressivamente un graffiante, quanto convincente, scambio di idee e pensieri sull’arte da parte dei quattro interlocutori. In quanto artefatto sonico esso non documenta, ne’rappresenta un evento artistico, ma e’ in sé un evento ‘reale’ dislocato nel tempo e nello spazio.
ABSTRACTION “Attraverso la registrazione su nastro magnetico dei suoni pre-esistenti possono essere usati in modo tale da negare, distorcere o condensare la loro origine. Ciò che rimane”, osserva Max Bruinsna (Sound By Artists, 1990), “e’ puramente il suono, un oggetto …funzionante come opera d’arte, provvisto di un altro significato”. Bear Pit (1986) e What are you doing taping? (1986) sono due opere che esemplificano tale premessa e introducono il terzo paradigma: astrazione. Astrazione come proprietà e abilità del suono registrato di costruire il proprio spazio e diventare oggetto. Kevin Concannon scrive a proposito del “Collage and the Art of Sound” (1990): “la parola e’ diventata astratta e la musica e’ diventata concreta”.

Nell’approccio plastico di Furlong, le voci diventano pure sculture di suono capaci di evocare, nel tempo e nello spazio, molteplici significati. Laddove Bear Pit nega e distorce la fonte sonora originaria al limite dell’astrazione, la frase ripetuta “What are you doing taping?” indica come l’atto d’appropriazione della voce implicito nella registrazione crea i presupposti per comprendere l’esistenza stessa del suono.

Lucia Farinati, Settembre 2006

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