LO SPAZIO E IL SUO NEGATIVO, ASSURDO E BIDIMENSIONALE VUOTO
Tre artisti presentano una similitudine nell’indagine dello spazio che parte come prima costruzione sull’idea del vuoto. Il rapporto dell’arte con lo spazio è chiaramente legato all’idea di vuoto. In tre modi completamente diversi i tre artisti pongono l’accento sulla relazione tra il vuoto e l’assurdo, il pubblico e l’intimo. In un certo modo queste opere cercano di aprire un dialogo attraverso l’uso del vuoto.
Portal è il nuovo modello di padiglione progettato appositamente per la mostra di Roma da Dan Graham. Lo spazio, l’attraversamento sono gli elementi principali di una ricerca che l’artista americano persegue da numerosi anni. Il vuoto dell’architettura viene confermato dalla trasparenza della materia. Il gioco utopico che svolgono i padiglioni si basa sul dualismo della trasparenza e la riflessione. L’essere osservati, l’osservare e l’osservarsi si combinano in un continuo costituire di infinite combinazioni rispetto allo spazio. Oltre al modello del padiglione, Dan Graham presenta due video: Lax / Relax, tratto da una performance del 1969, e Performances and Stage-Set Utilizing Two-Way Mirror and Video Time Delay, realizzato insieme a Glenn Branca. I due video sono caratterizzati dall’elemento sonoro. Il primo mette in contatto la voce registrata con quella dell’artista. Il secondo gioca sul rapporto tra pubblico e palco.
Nell’opera In Concert Gert Robijns presenta la memoria descritta attraverso degli oggetti. Il risultato sembra essere quello di una catastrofe quotidiana. Un gioco che accade spesso nelle installazioni dell’artista belga in cui un mélange di divertimento e tragedia creano una simpatica grammatica tragicomica. La linea di una immaginaria inondazione viene confermata dai residui d’acqua rimasti nei contenitori. Nell’opera di Gert Robijns è frequente l’utilizzo di un vocabolario domestico, oggetti della cucina o di uso comune creano quel paesaggio mimetico in cui emerge con forza la poetica dell’artista. Il momento descritto dall’artista è successivo all’evento, il passaggio dell’ “inondazione” è ormai passato, quello che resta è il risultato di un accaduto che ognuno deve cercare di spiegarsi. L’atto di cercare è una costante del lavoro di Robijns, che costringe spesso il visitatore a trovare i confini tra l’opera e il resto dello spazio.
Il vuoto nell’opera di Donatella Spaziani è direttamente collegato con il corpo. Le sue sculture sono calchi di busti di diverse persone, rivestiti in pelle di vitello che creano il vuoto come resto della scultura invisibile. Il soggetto è il vuoto che esce dal contenitore. Grammatiche fossili, titolo tratto da una poesia di Valentino Zeichen, pone l’accento su una dualità del corpo, da una parte leggero ed invisibile, dall’altra bloccato e immobile. Un tentativo assurdo di descrivere l’invisibile, immobilizzandolo. Queste sculture aprono un riferimento diretto alle fotografie che la Spaziani realizza da diversi anni e che ritraggono l’artista stessa in un ambiente intimo. Le foto sono fatte con l’autoscatto che sottolinea il valore di immobilità dell’immagine del corpo.
La scultura ricompone attraverso il vuoto la figura stessa ritagliando un brano di spazio. Quell’immagine invisibile diventa la conferma dell’esistenza della figura. Una seconda opera presente nella mostra presenta una silouette dell’artista a grandezza naturale disegnata a matita. Anche in questo caso Spaziani mostra il rapporto che intercorre tra il corpo e il vuoto. Lorenzo Benedetti
OPERE IN MOSTRA
DAN GRAHAM
Portal (1992/2004)
Lax / relax (video, 1969)
Performances and stage-set utilizing two-way mirror and video time delay (video, 1983) in collaborazione con Glenn Branca
GERT ROBIJNS
In concert (2007)
DONATELLA SPAZIANI
Grammatiche fossili (2007)