Shelf Shelf So it’s about one book, the one book – and the last recommender in the row recommends an artist to make the next recommendation. Since RAM and I started this little project history has obviously overtaken us once more – from pandemia to pandemonia: heralding cold war and even worse. What rightful claims for attention can artistic measures make under the given conditions? I’m convinced there can be no such claims, but maybe rightful notions to maintain artistic and intellectual connection and networking disregarding ideological border-walls being erected for reasons that are counterproductive to art as such. Since the pandemic has everyone pretty much under lockdown, I have been intensifying my email exchanges with friends, mostly artists. I noticed that these written exchanges often become writing about things that are written – which quite often leads to mutual recommendations for books. I am always grateful for the recommendations, because the information I get is twofold: on one hand, about the respective books as well as background for the discussion, etc.; and on the other hand, about the artist who makes the recommendation. In this case, the recommendations are inspired by the context of the email exchange – the recommended books are not meant to be generally valid or interesting, but useful with respect to the written discussion. That’s when it occurred to me that I would love to hear from artists about a book they would recommend to other artists (or anyone else). This would of course be a more general recommendation outside the limiting context of a specific email exchange. Achim Wollscheid |
Scaffale Il consiglio su UN libro, l’unico libro – E l’unica regola è: L’ultimo della fila tra gli artisti consigliati sceglie il successivo. Da quando io e RAM abbiamo iniziato questo piccolo progetto, la storia ci ha ovviamente superato ancora una volta – dalla pandemia al pandemonio: annunciando la guerra fredda o forse peggio. Quali legittime pretese di attenzione possono avanzare le misure artistiche nelle condizioni date? Sono convinto che non ci possano essere rivendicazioni di questo tipo, ma forse nozioni giuste per mantenere la connessione e il collegamento artistico e intellettuale ignorando i muri di confine ideologici che vengono eretti per ragioni che sono controproducenti per l’arte in quanto tale. Dal momento che la pandemia ha praticamente costretto tutti in isolamento, ho intensificato i miei scambi di email con gli amici, per lo più artisti. Notando che questi scambi scritti spesso diventavano testi sull’atto dello scrivere stesso, scrivere a proposito di cose scritte. Il che molto spesso porta a raccomandazioni reciproche che riguardano dei libri. Sono sempre grato per i consigli, perché le informazioni che ottengo sono duplici: da un lato, riguardano i rispettivi libri e la discussione da essi creata – dall’altro, ci mostrano i consigli dati dal punto di vista di un artista in proposito. In questo caso, le raccomandazioni, finiscono per ispirarsi al contesto e al momento in cui avviene lo scambio via e-mail – i libri consigliati non sono pensati per essere necesssariamente validi o interessanti, in generale, ma utili rispetto alla discussione scritta. Quando mi è venuto in mente che mi sarebbe piaciuto sentire da artisti, qualcosa rispetto ad un libro che consiglierebbero ad altri artisti (o a chiunque altro), questo sarebbe stato, ovviamente, uno scambio a raggio piu ampio e al di fuori dei limiti del contesto di un normale scambio di e-mail. Achim Wollscheid |
BOOK #1 – ARTIST: Achim Wollscheid
Toward the end of high-school, the administration felt obliged to get us somewhat out of there – or maybe THEY wanted out, not sure. Everyone had to join at least one field trip, and I ended up on a bus to Stuttgart for ‘The Staufer dynasty’ exhibit, one of those early blockbuster tourist attractions. Typically, I did not go to the exhibit, but instead hung out on the big public green in Stuttgart’s city center, got bored, and went to the bookstore beside the stairway next to the park. Bookstores in the 70s commonly had these posters from the Suhrkamp publishing house showing serious suits like Brecht, Nossack or Hesse – but I saw a poster of an untidy drunk, pants unbuttoned, next to a caricature of a hooker. I instantly bought one book, and laughed all the way back to Trier reading it. You could really write like this, incredible! I remember a yellow book cover, a collection of short stories in German translation. Soon after that, while in the army, I often stopped-over at Köln train station – there was a bookstore in the B-passage that actually sold the Black Sparrow Press originals in English (thanks to the crazy bookseller who got them up on the shelf, imagine that today!). There I bought “Post Office”, which I think is one of those first works that really hit it (in German, “da hat jemand wirklich draufgehauen”) – it shows how much fun Bukowski had writing it. One of the few books I know of that is somehow physical in that respect, meaning it is not about writing a book, but doing something, and doing it to somebody. And one of the best opening sentences ever: “It began as a mistake”. | Verso la fine della scuola superiore, l’amministrazione si sentì obbligata a farci uscire da lì – o forse LORO volevano uscire, non sono sicuro. Tutti dovevano partecipare ad almeno una gita, e io finii su un autobus per Stoccarda per la mostra ‘La dinastia Staufer’, una di quelle prime attrazioni turistiche di successo. In genere, non sono andato alla mostra, ma ho passato il tempo sul grande verde pubblico nel centro di Stoccarda, mi sono annoiato e sono andato alla libreria accanto alla scalinata accanto al parco. Le librerie negli anni ’70 avevano di solito questi manifesti della casa editrice Suhrkamp che mostravano seri completi come Brecht, Nossack o Hesse – ma ho visto un poster di un ubriaco disordinato, con i pantaloni sbottonati, accanto alla caricatura di una prostituta. Ho comprato immediatamente un libro, e ho riso per tutto il viaggio di ritorno a Treviri leggendolo. Si poteva davvero scrivere così, incredibile! Ricordo la copertina di un libro giallo, una raccolta di racconti in traduzione tedesca. Poco dopo, mentre ero nell’esercito, mi fermavo spesso alla stazione di Colonia – c’era una libreria nel passaggio B che vendeva davvero gli originali della Black Sparrow Press in inglese (grazie al libraio pazzo che li ha messi sullo scaffale, immaginatelo oggi!) Lì ho comprato “Post Office”, che credo sia una di quelle prime opere che hanno davvero colpito (in tedesco, “da hat jemand wirklich draufgehauen”) – si vede quanto Bukowski si sia divertito a scriverlo. Uno dei pochi libri che conosco che è in qualche modo fisico in questo senso, nel senso che non si tratta di scrivere un libro, ma di fare qualcosa, e farlo a qualcuno. E una delle migliori frasi di apertura di sempre: “Cominciò come un errore”. |